Coronavirus: emergenza conclamata!

Da ieri, 21 febbraio 2020, improvvisamente l’emergenza Coronavirus ha colpito l’Italia che finora pareva ritenersi immune.

la mattina i primi 3 casi nel lodigiano dove si crea il primo focolaio: nel giro di poche ore ile persone contagiate dal misterioso virus diventano 9, poi 14 , poi 16 casi. In serata si hanno notizie di un’altro focolaio in Veneto e intanto c’è il primo morto.

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“Abbiamo la conferma che l’area del basso lodigiano è centro di un focolaio. Possiamo dirlo in maniera abbastanza certa, tutte le situazioni di positività hanno o avuto contatti nei giorni 18 e 19 con il pronto soccorso e l’ospedale di Codogno”. Lo ha detto l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera, facendo il punto sulla situazione del coronavirus in Lombardia.

Il nord Italia e la Lombardia in particolare, in quanto più vocata agli scambi internazionali è naturalmente più esposta ai rischi dell’epidemia partita dalla Cina e diffusasi rapidamente da prima in Asia per poi arrivare anche in Europa. La risposta del sistema sanitario lombardo è stata immediata e forte, infatti nel giro di poche ore 10 comuni e oltre 50mila cittadini sono in isolamento a scopo precauzionale, scuole, università e attività commerciali sono chiuse, inoltre ai cittadini è raccomandato di non recarsi in ospedale per evitare situazioni di rischio ed è messo a loro disposizione un servizio dedicato al numero 112 che prevede l’intervento domiciliare di personale medico specializzando per effettuare le analisi del caso. Situazione molto diversa da altre regioni come la Toscana che dapprima ha evitato la quarantena per 2500 perone provenienti dalla Cina e poi ha attivato solo un servizio di ambulatoriale di controllo, solo in seguito sostituito dal controllo domiciliare sul modello Lombardo

Sanzioni per chi viola la quarantena “L’isolamento domiciliare deve essere come i trattamenti sanitari obbligatori con sanzioni per coloro che violano le prescrizioni del Ministero della salute”, questa la richiesta del Sindacato medici italiani (Smi) in una lettera al Ministro della Salute.

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